Giovedì, 17 Marzo 2022 01:56

Viaggio fotografico (1): Arrivo a Reykjavik

La prima veduta dell'IslandaL'Islanda, il paese del ghiaccio e del fuoco è una meta da sogno per numerosi viaggiatori e ancor più per gli appassionati di fotografia, per i panorami mozzafiato e gli scenari estremi che permette di riprendere. Ho avuto la fortuna di visitare l'Islanda come "solo traveller" nel 2019, a pochi mesi dall'inizio della pandemia che ha cambiato anche il mondo dei viaggi, e sono rimasto affascinato da questo paese estremo ma allo stesso accogliente e straordinario. Il viaggio si svolse in autunno inoltrato, un periodo in cui nella mia regione di provenienza, la Sicilia, le temperature sono ancora miti mentre in Islanda, ogni traccia di verde è ormai scomparsa, i panorami sono brulli e, sebbene la neve sia ancora rara, le temperature si abbassano sfiorando lo zero.

Il sogno era quello di ritornare un giorno in questo paese ma mai avrei pensato che si sarebbe avverato, oltretutto a breve termine e in un periodo in cui il Covid provocava ancora parecchie limitazioni ai viaggi. Ma la proposta di viaggio dell'amico Massimo Tamajo, fotografo naturalista di professione di formare un piccolo gruppo tra amici e conoscenti, per partire per l'Islanda in inverno, il periodo delle aurore boreali non poteva che entusiasmarmi. Per me era l'occasione di tornare in Islanda in un altro periodo dell'anno e trovare l'isola ammantata di bianco e al contempo sarebbe stata l'occasione per condividere col gruppo le mie esperienze pregresse in fatto di Islanda e di viaggi ma anche una nuova sfida su un itinerario del tutto insolito anche nella mia qualità di guida turistica di professione.

Le sfide erano tante: trovare i partecipanti, ideare un programma di viaggio fattibile in inverno, con molte strade chiuse, adempiere agli obblighi Covid e soprattutto riuscire un viaggio come piaceva a noi: non accodati ad un grande gruppo di estranei ma con un mezzo e un programma tutto nostro e con tempi flessibili in base alla nostre preferenze. Dal mio personalissimo punto di vista, alla fine, tutto è riuscito alla grande e sebbene magari i diari o i resoconti di viaggio siano ormai fuori moda, ho deciso di raccontare per tappe il nostro viaggio, tra aneddoti, consigli organizzativi per chi volesse cimentarsi in proprio e alcuni scatti effettuti durante questo viaggio di scoperta che era anche un workshop fotografico. A proposito, non c'è due senza tre... se ancora non avete visitato il paese, teniamoci in contatto.

Ma entriamo subito nel vivo del racconto con il primo giorno di viaggio e le prime due mete di viaggio, l'aeroporto internazionale di Keflavik e Reykjavik, la capitale del paese e base di partenza per le nostre escursioni giornaliere.

In questo viaggio ho preceduto di un giorno il mio arrivo in Islanda, rispetto agli altri componenti del gruppo, per avere il tempo di sistemarmi e sistemare tutto e verificare che quanto programmato e prenotato fosse pronto per i giorni successivi.

L'Islanda vista dall'aereoPer chi arriva in Islanda in aereo la meta obbligata e unico aeroporto internazionale del paese è quello di Keflavik, ubicato nella penisola Reykjanes e a circa 45 minuti dalla capitale. Dall'Italia esistono voli diretti solo da alcune città tra cui Roma e Milano e la principale compagnia low cost che alla data di questo articolo collega con l'Islanda è Wizzair anche se a breve dovrebbe entrare nel mercato anche l'Islandese Play. In questi anni l'Islanda sta vivendo un boom turistico, praticamente in ogni mese dell'anno e, pertanto, è consigliabile prenotare i biglietti con mesi di anticipo per non avere costi esorbitanti. Da due mesi prima del volo i prezzi del volo cominciano a salire parecchio, fluttuando su e giù e con un breve periodo più civile intorno alle 4 settimane prima. Ma è consigliabile prenotare almeno 3 mesi prima il proprio volo. Il volo dall'Italia è lungo e si attesta sulle 4h30m (non dimenticate una volta atterrati di spostare indietro le lancette di 1 ora per via del fuso orario). Se amate il posto lato finestrino scegliete decisamente la fila di destra. Dopo un'interminabile attraversata dell'Oceano Atlantico, arrivati in vista dell'isola, se avrete la fortuna di non avere nuvole, potrete vedere in anteprima le sue scogliere selvagge e magari la macchia blu della blue lagoon che si trova a poca distanza dall'aeroporto. Io, incredibilmente, in pieno inverno, questa fortuna l'ho avuta e l'Islanda mi si è parata davanti nella sua candida e bianca veste invernale. Ovviamente è consigliato tenere a portata di mano una fotocamera o uno smartphone, rigorosamente in modalità aereo.

Nonostante i tanti voli concentrati su Keflavik (l'Islanda si colloca come ponte ideale tra Europa e Nord America, anche per via delle rotte ad alte latitudini dei jet), il ritiro bagagli è un'operazione rapida e una cosa che può incuriosire è la presenza, all'interno dell'aeroporto, di un minimarket "duty free" che ci mette subito a confronto con la dura realtà del paese: l'Islanda è uno dei paesi più cari del mondo (sembra mediamente il 30% più cara degli Stati Uniti) e, se siete amanti della birra o più in generale dell'alcool, questo potrebbe farsi sentire sul vostre finanze. A conferma del fatto il primo contatto con suolo islandese si è materializzato in un gioviale turista tedesco che usciva dal minimarket con un'intera cassetta di lattine di birra, prese a buon prezzo, prima ancora di pensare al suo bagaglio da stiva.

Se non avete una soluzione privata è possibile raggiungere Reykjavik dall'aeroporto tramite i numerosi bus navetta. Dovrebbero esservi anche quelli pubblici della Strata, un po' più economici ma il consiglio è sicuramente di affidarsi ai vari vettori privati tra cui spicca il Flybus di Reykjavik Excursions. Anche in questo caso il posto lato finestrino è consigliato perchè nei tre quarti d'ora di traversata si avrà un primo impatto con i brulli paesaggi islandesi. Si attraversa infatti parte della penisola Reykjanes, una zona poco abitata del paese (ma quale parte non lo è?) e tutto sommato non molto turistica se si eccettua la famosa laguna blu su cui torneremo in seguito. Il primo impatto lascia stupiti: colpisce questo paesaggio nerissimo per la pietra lavica (o bianchissimo come è stato per il nostro viaggio di fine febbraio) ma per noi provienienti da zone con una densità di popolazione abbastanza elevata, colpisce soprattutto la rarità di case e costruzioni. Tanti chilometri con pochissime case, una sola industria degna di nota, pochissimi cartelli stradali e assenza di guard rail. Man mano che ci si dirige a nord si comincia a rivedere sullo sfondo il mare della baia di Reykjavik con i piccoli altipiani, innevati già dal primo autunno, alle spalle della città.

Il primo impatto con Reykjavik

 Reykjavik è una città ad "alto tasso di vivibilità" dove chiunque abbia un minimo di spirito di adattamento (e un buon cappotto), può sentirsi a suo agio. E' efficiente e organizzata ma non a livelli patologici di alcune capitali del centro-Europa ma al contempo è rilassata. I servizi ci sono, le auto pure, gli autisti si fermano per far passare i pedoni, indipendemente che questi abbiano la precedenza o meno e, in generale si respira un clima cordiale. Per muoversi non occorre conoscere l'IslThe pond, il laghetto al centro di Reykjavikandese anche perchè si tratta di una lingua particolarmente ostica e di per sè gli abitanti dell'Islanda sono in tutto circa 300.000. L'Inglese invece fa molto comodo: che siano turisti, abitanti, lavoratori locali, solo una minima parte sono Islandesi mentre moltissimi vengono da altri paesi, in un clima realmente multiculturale. L'Inglese è d'obbligo e anche gli Islandesi lo parlano abitualmente e fluidamente in quanto indispensabile nella loro vita quotidiana.

Sebbene parlare di "centro storico" per Reykjavik equivalga ad un'esagerazione, vi sono delle limitazioni al traffico dei bus nel quartiere centrale della città. Che stiate utlizzando i bus urbani (la Strata) o usufruendo di navette ed escursioni di compagnie private, varie fermate numerate circondano il centro storico e dovrete individuare quella più vicina al vostro hotel per organizzarmi negli spostamenti.

reykjavik junior college 0193Una cosa che si nota subito a Reykjavik d'inverno è che le strade sono scivolosissime. Su molti marciapiedi si formano delle spesse lastre di ghiaccio e pertanto occorre stare molto cauti nei movimenti o magari ancora dotarsi di "spikes", i mini ramponcini che si indossano comodamente sopra le scarpe.

Alcuni marciapiedi delle vie principali risultano invece del tutto puliti da ghiaccio e neve perchè riscaldati nel sottosuolo dalle condutture di acqua calda di cui l'Islanda è ricchissima.

Una volta sistemati in hotel un giro d'esplorazione nei dintorni è d'obbligo, soprattutto se si ha la grandissima fortuna di una giornata senza nuvole e senza vento. La città di Reykjavik non ha grandissimi monumenti ma una passeggiata è piacevole e il pond, il piccolo laghetto nel centro cittadino, con gli ultimi rossori del tramonto offriva uno spettacolo affascinante. Varie specie acquatiche popolavano le zone del laghetto non ghiacciate mentre degli Islandesi intrepidi camminavano sulla superficie ghiacciata... fattibile ma tenete sempre in conto una possibile rottura del ghiaccio. Nei dintorni del pond sono presenti varie sculture moderne (ma ci torneremo) ma al primo impatto con il paese basta anche il solo stile architettonico, insolito per i nostri standard, ad affascinarci... senza considerare la possibilità di realizzare un omino di neve!

Omino di nevePer chi come me la neve la vede raramente, trovarsi a girare tra le strade di una città con cumuli di neve ai bordi delle strade è una bella novità. Posso però garantire che in genere basta una settimana di Islanda invernale per avere voglia di varietà. Riguardo alla neve e al camminare sulla neve si apre un'altra parentesi su cui magari tornerò con un post apposito: attrezzatevi con abbigliamento e scarpe waterproof se non del tutto impermeabili: é importante per le scarpe ma anche per i pantaloni che inevitabilemente, anche in città verranno a contatto con la neve. Importante anche per i guanti. Non è solo consigliabile che siano caldi ma che siano impermeabili perchè in caso contrario, dopo un po' saranno inzuppati.

La mia prima sera a Reykjavik e la stanchezza per il viaggio non offrivano grandi "possibilità di manovra". Se in Islanda hai una serata invernale serena, occorre però senz'altro approfittarne. Vedere l'aurora boreale dal centro urbano è raro per via dell'inquinamento luminoso ma non impossibile nel caso dei fenomeni più intensi. Sebbene l'aurora forecast, il servizio online di previsioni aurore non desse particolare attività per la serata, non mi potevo certo perdere una fredda passeggiata sul lungomare di Reykjavik, ovviamente con attrezzatura fotografica al seguito. Nonostante le temperature rigide parecchie persone erano a passeggio e si formavano capannelli nei punti più scenografici. Presso le fermate bus, poi, come sempre accade in queste occasioni, gli assembramenti erano imponenti in attesa degli autobus delle varie compagnie in partenza per le escursioni notturne per cercare di vedere le luci del nord.

Il lungomare di Reykjavik ha una veste piuttosto moderna, sebbene il piano di riqualificazione urbana venne bloccato pochi anni orsono a causa della crisi Harpa concert halleconomica che colpiù il paese. Su tutti spicca l'Harpa Hall, una sala concerti e congressi dalle luci serali cangianti (attenti al piccolo specchio d'acqua artificiale occultato nell'oscurità davanti alla sala congressi!). I lampioni lungo la strada non aiutano a trovare il cielo buio necessario per l'aurora ma camminando una decina di minuti si incontra una piccola piazzola nella semioscurità dove è presente un'altra delle installazioni artistiche moderne che caratterizzano Reykjavik, il "sun voyager". Era quella la mia meta per cercare di immortalare l'aurora dalla città. Per i più curiosi l'aurora quella sera non ha fatto capolino. Il nostro autista il giorno successivo mi racconterà che è apparsa solo brevemente in prima serata. A parte il fredddo dell'attesa, impalato un paio d'ore sul lungomare con treppiede e fotocamera, è stata una piacevole esperienza. Intorno a me qualche altro fotografo in agguato, una loquace coppia di media età con cui scambiare qualche parola e di tanto in tanto gruppi di giovani turisti che si avvicinavano a chiedere informazioni come se il sottoscritto fosse l'esperto delle aurore.

Insomma, niente aurora quel giorno ma ho rimediato i miei primi due scivoloni sul ghiaccio islandese: il primo per via di una lastra nell'oscurità e il secondo un'istante dopo mentre cercavo, con molta nonchalance di rimettermi elegantemente in piedi senza farmi notare dalla gente lì vicino.

Ma il vero viaggio era ancora agli inizi con l'arrivo del gruppo il giorno dopo e con le escursioni programmate insieme al nostro tour operator di riferimento.

Sun Voyager sul lungomare di Reykjavik

Read 88116 times Last modified on Venerdì, 18 Marzo 2022 01:27

Leave a comment

Make sure you enter all the required information, indicated by an asterisk (*). HTML code is not allowed.