Domenica, 24 Novembre 2019 17:41

Filtro Hutech IDAS LPS-D1, prime impressioni

Published in Astrofototografia

Filtro Idas

Recentemente ho avuto modo di aggiungere ai filtri in mio possesso l'Hutech IDAS LPS-D1. Da qualche anno a questa parte si fa un gran parlare di questi filtri e numerosi astrofili sono letteralmente estasiati dalle loro prestazioni. Per quanto mi riguarda l'acquisto è stato effettuato proprio in virtù delle tante opinioni positive mentre il reale test sul campo avverrà nei prossimi mesi. Mi limito in questo post a fare alcune considerazioni e dare le prime impressioni.

I filtri a banda (più o meno) stretta non sono una novità nel panorama dell'astrofilia ma con l'avvento del digitale e l'aumento incontrollato dell'inquinamento luminoso sono divenuti un accessorio quasi d'obbligo per l'astrofotografo. Il concetto è semplice, la tecnologia per realizzarli decisamente meno. L'idea è che tali accessori filtrino lo spettro luminoso, bloccando tutte quelle frequenze dovute all'illuminazione artificiale e facendo invece passare la debole luce emessa dagli oggetti del profondo cielo. La difficoltà consiste nel fatto che tipi di lampade diverse producono luce a frequenze diverse (mercurio, sodio o addirittura su tutto lo spettro per l'illuminazione led) e anche nel fatto che le nebulose emettono luce in corrispondenza di particolari frequenze (OIII, H-alfa) mentre oggetti stellari come galassie e ammassi stellari brillano su tutto lo spettro.

Stà di fatto che già negli anni novanta esistevano i filtri nebulari di prima generazione (UHC, ultra high contrast per dirne uno) e in tempi recenti la tecnologia ha consentito la nascita di nuovi filtri con sempre maggiore selettività nella banda passante. L'Hutech IDAS appartiene proprio a questa tipologia di filtri. LPS sta indicare "light pollution suppression" ovvero soppressione dell'inquinamento luminoso mentre D1 si riferisce alla tipologia di filtri. Su sito ufficiale si trovano le caratteristiche ed il grafico della banda passante dei vari filtri Idas esistenti  il D1 stando anche alle opinioni riscontrate su molti forum e siti è quello che meglio si presta in abbinamento alle fotocamere reflex.

Ai fini di questo post ci basta sapere che il filtro non è un filtro a banda stretta ma lo scopo è quello di ridurre l'impatto dell'inquinamento luminoso, lasciando il più possibile inalterati i colori (tornerò su questo). Ecco di seguito il grafico della banda passante del D1:

Grafico filtro idas d1

La banda passante in blu è sovrapposta alla tipica emissione delle lampade stradali al sodio ad alta pressione. Come si vede non si tratta di un filtro "drastico" in quanto una parte dell'illuminazione artificiale riuscirà a passare ma serve a limitare i danni e mantenere i colori.

Per la sua "prima luce" ho voluto fare qualche scatto di prova dal balcone comparandolo con un filtro già in mio possesso: l'Astronomik UHC-E.

Ecco le mie impressioni:

Filtro a vite vs. EOS-Clip

Questa alternativa ovviamente è disponibilie per quasi tutti i filtri in commercio, non solo per gli Idas o gli Astronomik. Il filtro Astronomik in mio possesso è del tipo EOS-Clip, va cioè inserito davanti allo specchietto della fotocamera, dopo aver tolto l'obiettivo. Il vantaggio è sicuramente quello di poter utilizzare il filtro non solo collegando la reflex ad un telescopio ma anche con alcuni obiettivi (quelli adatti anche per le full-frame, per intenderci). In teoria tutto ok ma nel mio caso, ad esempio, le tolleranze di lavorazione hanno fatto sì che il filtro Astronomik risulti leggermente più piccolo e pertanto non si fissi bene, nonostante le linguette. Ho ovviato con dei minuscoli spessorini ma si rivela sempre una soluzione di ripiego e in alcune posizioni il filtro tende a muoversi e mettersi di traverso: come si può immaginare è una costante preoccupazione nel caso di lunghe sessioni fotografiche. Per l'IDAS ho optato invece per la versione a vite da 2" che monto direttamente davanti al riduttore di coma del mio Newton f/4. Viene meno la possibilità di utilizzarlo con teleobiettivi ma il tutto tiene in qualsiasi posizione.

Bilanciamento del bianco

m27 idasm27 UHC ELa prima volta che ci si trova a guardare una foto effettuata con un filtro a banda selettiva ci si rende conto con sconcerto che il bilanciamento dei colori è del tutto sfalsato. Si tratta del rovescio della medaglia nell'uso di questi filtri e non potrebbe essere altrimenti. La cosidetta luce bianca che noi vediamo in realtà è composta da vari tipi di luce a determinate frequenze. Alcune di queste vengono eliminati dai filtri contro l'inquinamento luminoso. Con il filtro Astronomik UHC-E ci è voluto un po' per venire a patti. Tale filtro infatti mantiene aperte due finestre sul rosso (soprattutto) e sul blu (in parte) e taglia praticamente tutta la luce gialla. Il bilanciamento automatico si è rivelato inefficace, quello su luce diurna anche, impostare la temperatura colore non è stato d'aiuto per ottenere un'immagine naturale. Va premesso che conviene sempre lavorare sui file RAW che permettono un ffacile bilanciamento dei colori in post-produzione. In ogni caso per avere anche dei JPEG già sufficientemente naturali è stato necessario 1) rassegnarsi al fatto che comunque i colori con tale filtro saranno sempre un po' anomali 2) Occorre usare un bilanciamento del bianco personalizzato. Quest'ultimo si ottiene fotografando un foglio bianco in luce diurna, con il filtro applicato. Forse un giorno pubblicherò un post al riguardo. Per intenderci. Anche così manca tutto il giallo ma in fase di post produzione è più facile bilanciare i colori e far diventare nero il fondo cielo.

Dopo anni di stress causato agli astrofotografi i filtri del tipo Idas sono stati reclamizzati puntando sulla loro ottima resa cromatica. Da un punto di vista prettamente tecnico, guardando il grafico si vede che rispetto agli UHC aprono una finestra anche sul giallo e hanno una finestra più ampia sul blu. Insomma hanno tutti gli ingredienti per restituire dei colori naturali. Ho fatto solamente un primo test sulla nebulosa planetaria M27. Impostando un bilanciamento a 7500K. La resa è risultata effettivamente più naturale ma i rossi della nebulosità sono meno contrastati rispetto all'UHC.

Riduzione dell'inquinamento luminoso

m27 no filterIl filtro è stato provato dal balcone di casa, al centro di una cittadina di 120.000 anime, in un tripudio di lampade al sodio, al mercurio e illuminazione privata. Confrontando con l'immagine scattata senza filtro la differenza è netta. Ad un raffronto con una terza immagine scattata con l'UHC-E l'Idas risulta più leggero e meno contrastato. I filtri UHC, filtri di prima generazione sono molto selettivi (la versione E è una via di mezzo tra quello classico e la versione S) pertanto il rendimento sotto un cielo pesantemente inquinato è ottimale, almeno quando si tratta di nebulosità. Il rovescio come detto sono i colori sfalsati, la totale assenza del giallo e una finestra molto virata verso il rosso. L'Idas risulta più equilibrato e probabilmente la differenza si farà sentire molto anche nelle nebulose che hanno componenti blu.

Le tre immagini non elaborate di M27 sono state eseguite tutte con Newton 200 f/4 e fotocamera Canon 70D non modificata al fuoco diretto. I parametri sono stati i seguenti:

  1. Immagine senza l'uso di filtri: WB: luce solare - 30" di esposizione a 800 iso
  2. Immagine con filtro IDAS LPS-D1: WB: temperatura 7500K - 60" di esposizione a 800 iso
  3. Immagine con filtro Astronomik UHC-E: WB: personalizzato - 60" di esposizione a 800 iso

Questo è stato però solamente un primo rapido test con qualche impressione a caldo. Le prime immagini ottenute aiuteranno a farsi un'idea più completa. Sarà sicuramente interessante valutare i risultati su cieli di periferia e su oggetti stellari come le galassie. Chiudo con una veloce elaborazione della nebulosa planetaria M27. Si tratta di una foto senza pretese: giusto la somma di 25 pose da 1 minuto a 800 iso senza dark nè flat, utilizzando un Newton GSO 200 f/4 + Canon 70D non modificata e filtro IDAS LPS-D1.

Nebulosa planetaria M27 

 

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