Giovedì, 05 Gennaio 2023 01:11

La necropoli di S.Martino e l'ipogeo di Dionysios

Published in Archeoreportage

Affreschi nell'ipogeo di Sant'Anna a FerlaSe il paese di Ferla, in provincia di Siracusa, è oggi principalmente conosciuto tra i turisti e viaggiatori come la "Porta di Pantalica", in quanto poco distante dal sito archeologico patrimonio Unesco, l'area che circonda il piccolo paese ibleo è però ricca anche di numerosi altri siti archeologici "minori". Tra questi si annovera la necropoli di San Martino, ubicata alle porte di Ferla, lungo un ripido costone roccioso in località Piano Braida, reso in anni recenti più facilmente accessibile tramite la realizzazione di una scalinata tra i terrazzamenti calcarei.

Il sito fu indagato e pubblicato per la prima volta agli inizi del XX secolo da Joseph Führer, instancabile ricercatore di siti paleocristiani dell'istituto archeologico germanico. Führer esplorò il sito, segnalando la presenza di arcosoli, piccoli ipogei funerari ma anche da tombe a grotticella artificiale dell'età del bronzo e inserì la necropoli di San Martino di Ferla in una sezione del suo testo dedicato alle catacombe paleocristiane di Sicilia.

In particolar modo lo studioso tedesco studiò i due ipogei maggiori, tradizionalmente chiamati la "Grotta di Dionysios" e "L'ipogeo di Sant'Anna".

La grotta di Dionisyos

Pianta della Grotta di Dionysios a Ferla (da Führer)Questo ipogeo funerario prende il nome da un'iscrizione ancora visibile sulla sommità di una delle tombe a baldacchino. Nell'ambiente sono presenti fossae, arcosoli e appunto tombe a baldacchino anche se alcune sono state parzialmente distrutte. Originariamente nell'ipogeo dovevano essere presenti 6 sepolture a baldacchino oltre ad una decina di fosse terragne e diversi arcosoli. Sul lato esterno il sepolcreto è preceduto da una piccola scalinata scavata nella roccia che permetteva di superare il dislivello. Alcuni gradini sono ancora visibili sebbene in parte sepolti dalla vegetazione. Il baldacchino indicato nel rilievo di Führer con la lettera B doveva essere in posizione preminente e centrale ma risulta purtroppo quasi interamente distrutto. Altra posizione di rilievo, subito a sinistra, accanto all'accesso della grotta, ha il baldacchino F da cui oggi prende il nome l'ambiente. I pilastri, sebbene danneggiati, presentavano anche una modanatura decorativa. Il sarcofago risulta parzialmente distrutto ma sulla sommità dell'arcosolio è ancora leggibile un'iscrizione in greco:

ΔΙΟΝΥΣΙΟΣ ΠΡΥΣΒΥΤΕΡΕΥΣΥΖ ΕΚΚΛΕΣΙΑ ΤH ΕΡΓΙΤΑΝH EΤH ΓΔ ΤΟΝ ΕΩΝΙΟΝ ΥΠΝΟΝ ΕΝΤΥΔΕ ΚΟΙΜΑΤΕ

che gli studiosi hanno interpretato come:

Iscrizione del presbitero Dionysios"Dionysios che ha svolto il ministero di presbitero nella Chiesa di Hergetion per 34 anni qui dorme il sonno eterno"

Diversi studiosi, anche in anni recenti, si sono interrogati in particolar modo su quale fosse la provenienza di origine del presbitero (la chiesa "erghitana" o "erbitana"), avanzando varie ipotesi come la provenienza di Dionysios dalla città di Herbita, ubicata nelle vicinanze di Enna oppure che Hergetion possa essere il nome del piccolo villaggio, ormai scomparso, che faceva capo all'area cimiteriale nei pressi di Ferla. In base alle caratteristiche architettoniche e considerazioni epigrafiche la grotta di Dionysios viene datata al V-VI sec. d.C.

 Ipogeo di Sant'Anna

Affresco nell'ipogeo di Sant'Anna a FerlaQuesto ipogeo si trova a breve distanza dalla grotta di Dionysios ma ad una quota leggermente superiore e secondo la tradizione locale era conosciuto anche come "A rutta ra madri Sant’Anna". Anche all'intero di questo sepolcreto sono presenti vari tipi di sepolture ma sono evidenti anche i segni del suo riutilizzo come palmento. Alla destra dell'ingresso è presente un arcosolio che presenta degli affreschi parietali ormai quasi illegibili: una donna con un bambino che per la postura è con ogni probabilità una Madonna, sebbene alcuni studiosi abbiano anche avanzato l'ipotesi che possa trattarsi di S.Anna con Maria neonata, a spiegazione del nome che ancora oggi ha questo ipogeo. Accanto un'altra figura di Santo, di difficile identificazione e nel quale alcuni propongono di riconoscere San Pietro. Sulla parete più corta la figura meglio conservata, sebbene anche qui sia il volto che gli attributi siano ormai illegibili. A destra, accanto al nimbo, sono ancora leggibili alcuni caratteri latini: NAST che hanno fatto protendere per Santa Anastasia e il nome di ipogeo di Sant'Anna verrebbe dalla contrazione di questo.

 

 Altre emergenze archeologiche

Oltre ai due ipogei principali lungo le varie balze rocciose sono ancora presenti tombe a grotticella artificiale dell'età del bronzo e piccoli ipogei cristiani di diritto privato. Peculiare anche una piccola tomba ad arcosolio che presenta due sarcofagi, scavati nella roccia, posizionati in maniera ortogonale.

 

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Bibliografia

 

 

 

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